E’ di questi giorni la “bufera” mediatica che ha investito la Reggia di Caserta, i sindacati e gli operatori per via della contestazione nei confronti del nuovo direttore per gli orari di quest’ultimo, ritenuti non consoni e che metterebbero in “pericolo” la sicurezza della struttura stessa.

L’Italia nel corso degli anni ci ha abituati a situazioni imbarazzanti di qualsiasi tipo. L’ultima in ordine cronologico, che sembra un clamoroso autogol dei sindacati, è l’esposto, firmato da molte sigle sindacali, consegnato al Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini, dove viene stigmatizzato il comportamento del nuovo Direttore della Reggia di Caserta Mauro Fellicori, accusato di compromettere la sicurezza della struttura per via dei suoi orari di lavoro.

Ma facciamo un passo indietro e contestualizziamo quanto accaduto.

Da agosto scorso Fellicori è entrato nel suo ruolo di direttore della Reggia di Caserta.
Reggia, che vale sempre la pena di ricordare, è patrimonio UNESCO dal 1997 insieme al complesso di San Leucio.
Insomma, non stiamo parlando di un sito di solo interesse nazionale o regionale (se proprio vogliamo, in maniera semplicistica, dare una graduatoria d’importanza) ma di un sito che l’intero globo riconosce come di importanza per l’uomo e la sua storia.

La mission che si è imposto il nuovo direttore, già apprezzato per il proprio lavoro svolto a Bologna, è quella di rivitalizzare la Reggia e farle recuperare quel ruolo primario di importanza all’interno del contesto turistico campano e nazionale. L’aver già dimostrato attraverso lo spostamento di alcuni dipendenti presso altre sedi, l’aver deciso di trasferirsi in Campania per essere più vicino al proprio posto di lavoro e il dimostrare giornalmente che non esistono orari per chi deve dirigere e rilanciare questo nostro patrimonio è sinonimo di attaccamento al lavoro e passione per ciò che si sta facendo, caratteristiche encomiabili e uniche, da salvaguardare assolutamente.

Queste novità, a quanto pare, non sono state accettate da parte dei lavoratori della Reggia anche perché il neo direttore ha fatto trasparire l’intenzione di mantenere aperto il sito anche il martedì, giorno “storico” di riposo, e questa idea provoca scontento tra il personale.
Fa un po’ strano sentire parlare di “giorno di riposo” per un bene che il mondo ci ammira e che deve essere a disposizione di tutti, soprattutto per quei turisti che scelgono di visitarla e che per farlo sono disposti a pagare un biglietto (che ricordo è di ben 12€).

Soldi che servono a conservare in buone condizioni giardini e struttura (e per molti interni c’ un gran bisogno di risistemazione causa disinteresse degli stessi dipendenti alla conservazione!) e soprattutto servono a pagare i costi del personale.

Alla fine di questa riflessione spero solo ci sia un passo indietro da parte di chi ha presentato questo documento e che si lavori e si ragioni soprattutto nell’ottica di mettere a disposizione di tutti questo bene prezioso che abbiamo, che possiamo far rendere (anche a livello economico) sfruttandolo per creare quell’indotto utile a tutti gli operatori del settore dovuto alla presenza di turisti nel territorio.

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