Abbiamo il piacere di confrontarci oggi con Alberto Faccioli, presidente del GAL ADIGE, ente che opera in alcuni comuni del Polesine. Per prima cosa vorrei ci dessi una panoramica veloce sul GAL di cui sei presidente e di cosa si occupa, visto che molte persone hanno ancora le idee poco chiare sul ruolo di questi enti.
Il GAL ADIGE, opera su 17 comuni del Polesine, lungo la fascia che comprende l’ Adige e il Fissero-Tartaro-Canal Bianco. Il Gal è un ente composto da soggetti pubblici e privati con lo scopo di favorire lo sviluppo rurale locale. Sono beneficiari di contributi previsti ed erogati dal programma comunitario Leader (LIAISONS ENTRE ACTION DE DEVELOPPMENT DE L’ ECONOMIE RURALE).
I GAL sono degli enti nati dalla spinta e dalla programmazione da parte dell’UE. Ma qual è la tua opinione sulla Comunità Europea? La presenza di questo organismo internazionale ha portato, porta e porterà benefici anche al nostro Paese?
A livello di programmazione rurale penso che la UE sia indispensabile per la realizzazione di obiettivi così importanti. Le zone rurali sono un elemento essenziale nella geografia della UE. Più del 90% del territorio UE dove vive oltre il 50% della sua popolazione può essere definito rurale. Quindi la presenza di questo organismo ha portato e porterà benefici per lo sviluppo rurale Italiano.
Da poco più di un anno si è conclusa la programmazione Europea 2007 – 2013 e il GAL che rappresenti è stata parte attiva e operativa nella gestione dei fondi messi a disposizione. Che tipologie di interventi sono stati eseguiti in questi anni?
La programmazione 2007/2013 si è conclusa. Gli interventi principali hanno riguardato la diversificazione e il ruolo multifunzionale dell’impresa agricola. Hanno effettuato promozione per le produzioni agricole a marchio. Hanno sostenuto e valorizzato il patrimonio rurale, incentivato e valorizzato i servizi turistici nelle zone rurali, finanziato la formazione agli operatori.
Nel settore turismo, soprattutto in Polesine, che tipologie di interventi sono stati effettuati? E’ vero che molti interventi sono stati indirizzati verso lo sviluppo dello Slow Tourism?
Per il Polesine importanti sono stati i progetti di cooperazione TOUR RIVER (valorizzazione del turismo rurale nei territori dei grandi fiumi), ECO LEADER NETWORK Valorizzazione del delta dei fiumi attraverso il Polesine e la Camargue) e MEDIETERRANEA ( sostegno e valorizzazione di uno stile di alimentazione sano e sostenibile). Il progetto Slow Tourism è un progetto di cooperazione per la promozione e la valorizzazione degli itinerari “slow” tra Italia e Slovenia, un progetto che ha coinvolto 30 partner tra cui il Gal Delta del Po, la Provincia e il Parco del Delta. Si sono sviluppati 40 itinerari valorizzando le vie d’ acqua, risorse storico artistiche e i prodotti tipici di diverse aree.
Su quali tematiche si concentreranno, indicativamente, le azioni finanziate per il Veneto?
Per i Gal Veneti ci saranno 7 ambiti di interesse all’ interno dei quali se ne potranno scegliere al massimo 3.
Invece che scenari prevede questa programmazione per il territorio polesano?
Sarà il territorio Polesine a scegliere gli ambiti di interesse. Ai primi di ottobre noi Gal cominceremo a incontrare gli attori (associazioni, amministrazioni, privati) per illustrare i diversi ambiti con lo scopo di valutare cosa il Polesine chiede.
Quanto lavoro, secondo te, c’è da fare ancora? E soprattutto in che direzione?
Il lavoro certo non manca, a mio parere si dovrà indirizzare la valorizzazione dell’agricoltura e del turismo.
Sei titolare anche dell’agriturismo Valgrande, che difficoltà ci sono per un imprenditore del turismo rurale in questi tempi?
La difficoltà nasce dalla distinzione dell’agriturismo dal turismo rurale: come agriturismo dobbiamo lavorare solo sull’alloggio e la ristorazione, mentre tutte le altre attività equitazione, biciclette, fattorie didattiche riconducibili all’accoglienza possono essere svolte dagli imprenditori agricoli anche non operatori agrituristici. Una grossa difficoltà è data dalla giungla della burocrazia.
Che futuro vedi per lo Slow tourism e per il Polesine in generale?
Il futuro in Polesine…. ci vorrebbe la sfera di cristallo ma voglio essere ottimista. Vedo grandi difficoltà perché manca un coordinamento unico: abbiamo un potenziale che non riusciamo a gestire. Dovremmo invece sederci ad un tavolo dimenticare i 50 campanili e dialogare.
E per l’Italia? Dove vedi siano possibili dei miglioramenti? Sia per il turismo in generale che nello specifico per il turismo rurale?
Per l’Italia in parte è la stessa cosa dobbiamo migliorarci in tutto, siamo troppo isolati, non sappiamo vendere quello che abbiamo, serve una svolta culturale dobbiamo crederci…altrimenti rimarremmo sempre più indietro.
Leave A Comment