I dati del turismo confermano quello che si è sempre detto: il turista straniero viene in Italia per le sue eccellenze enogastronomiche, per i suoi paesaggi e per la sua cultura.
Proprio la cultura, la storia e le città d’arte del nostro paese rappresentano un unicum a livello globale. Oggi la sfida è ri – pensare ai nostri musei, alle nostre aree archeologiche, alle nostre città d’arte non solo come “severe” conservatrici della storia e della cultura, ma come aree del territorio vive e proponenti nuovi sistemi di interazione tra utente e storia.
La storia è una materia viva, non è solo un “luogo” non concreto, ma è ciò che noi oggi siamo.
L’utente vuole interagire con essa, capire e comprendere chi è da ciò che prima c’è stato, vuole vivere un’esperienza unica e indimenticabile, vuole che il “luogo storico” sia un SUO luogo. Un luogo dove vivere anche momenti importanti della SUA vita perché quel luogo rappresenta anche la SUA storia e la SUA evoluzione.
L’apertura di locali, come ad esempio lounge bar, la fruizione degli spazi, la possibilità di “fare” qualcosa di concreto all’interno del luogo/museo sono tutti stimoli per attrarre o consolidare il rapporto istituzione – utente.
Ciò non vuol dire “svendere” o “svilire” la “sacralità” del luogo culturale, ma adeguarlo alle esigenze e alle richieste dell’utenza, un’utenza che vuole essere partecipe della costruzione, della valorizzazione e della “difesa-promozione” della storia e dell’arte.
E’ questo il momento perfetto per ri-pensare il luogo culturale, farlo diventare luogo di aggregazione in una società liquida come la nostra, perché questo luogo fornisce identità e la consolida.
Oggi è possibile, attraverso tecniche e tecnologie (ma non solo!) innovative, incontrare l’utente, attirarlo e creare un legame unico e importante che si consolidi nel tempo e che sia di vantaggio sia per l’istituzione storica e museale, sia per l’utente.
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