La destinazione rurale sta crescendo e lo dimostrano i dati e le rilevazioni che Istat ed altri enti ogni anno aggiornano. Oltre alla crescita di turisti che scelgono la destinazione rurale, anche l’aumento del numero di aziende agrituristiche segna il passo a questa rivoluzione turistica.
Ma la ruralità è percepita come destinazione?
Nella società odierna dove tutto scorre veloce, dove la società stessa è liquida, la destinazione rurale e l’immaginario collegato al mondo agricolo riveste un ruolo importante nella ricerca di un luogo per le vacanze da parte del turista. In questo la ruralità, la campagna, viene percepita come luogo di vacanza, vera e propria destinazione dove trascorrere del tempo, in special modo con la propria famiglia, lontani dai ritmi accelerati della città.
Cosa vede il turista nel mondo rurale?
Il mondo rurale è percepito come luogo delle tradizioni, del vivere immersi nella natura, di ritmi più lenti ma più veri. Ma è anche luogo di esperienze uniche, che nel suo “mondo” non sono previste o non sono fattibili: dall’accarezzare gli animali, alla passeggiata in bicicletta.
Oltre alle esperienze delle attività vi sono anche le esperienze dedicate alla cucina, una cucina casalinga, vera, non sofisticata, realizzata con prodotti veramente a km 0.
La scelta consapevole del turista rurale
Ma non sono solo le attività che incidono sulla scelta della destinazione turistica.
Il “prototipo” del turista rurale è anche quello di una persona attenta ai problemi ecologici – ambientali. Vuole essere parte di un mondo che cambia, che preveda un rispetto dell’ambiente maggiore e questo rispetto lo intravede nella ruralità, in quel contatto primordiale con la natura che solo vivendo quell’esperienza può avere.
Ma qual è una destinazione turistica rurale?
Partiamo dal presupposto principale: la destinazione turistica rurale è unica, perché ogni ambiente è unico, con le sue caratteristiche naturali e tradizioni.
Una destinazione turistica rurale non è identificabile con confini politici, che sia provincia o regione, ma è un ambiente. Un ambiente che può abbracciare, per le sue caratteristiche naturali, più regioni o province.
Ma allo stesso tempo, la destinazione turistica rurale può essere composta da più operatori: dall’operatore agrituristico, all’agricoltore che propone prodotti di qualità. Ma allo stesso tempo la destinazione turistica rurale può essere anche una sola struttura, un singolo agriturismo, che sappia però interfacciarsi con il territorio e che possa offrire sé stesso e l’area in cui è inserito, al meglio, presentandola anche come una rete vera e propria, dedicata al benessere psico-fisico del suo potenziale utente.
Sono una destinazione turistica rurale: come può scegliermi il turista?
La scelta da parte del turista molte volte non è legata all’ “immagine di copertina”, ma alla fiducia e alla “conversazione” che la destinazione rurale ha saputo dare. Sia nei confronti di chi ha già scelto di vivere un’esperienza di viaggio all’interno, sia verso chi sta cercando la propria vacanza.
I primi saranno coloro che genereranno interesse attivo attraverso il passaparola che se positivo avrà ricadute in un periodo breve, medio e anche lungo, coinvolgendo la loro sfera di conoscenti.
I secondi invece potremmo intercettarli grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, come i social network e internet.
Dovremmo parlare loro, intrattenere conversazione vera e propria.
Con coloro che cercano, ma anche con chi è stato nella nostra destinazione turistica rurale la conversazione dovrà mantenersi attiva, dovremo parlare dei nostri valori, delle nostre tradizioni, dei nostri ritmi. Solo così si potrà crescere, purché si continuino a mantenere i nostri valori, le nostre attenzioni e il nostro amore per il territorio, perché quella è la vera ricchezza di una destinazione turistica rurale e nessuno potrà mai copiarla.
“Una destinazione turistica rurale non è identificabile con confini politici, che sia provincia o regione, ma è un ambiente. Un ambiente che può abbracciare, per le sue caratteristiche naturali, più regioni o province”
Giustissimo. Purtroppo però, a causa dei problemi di campanilismo che questo paese da sempre ha, non è facile far comprendere agli operatori locali il principio della collaborazione anche con attori esterni al proprio piccolo “orticello”. Speriamo le cose cambino.
Hai ragione Sara, è difficile far comprendere agli operatori l’importanza di non guardare più il proprio piccolo orticello, ma di avere una visione più ampia e complessa della realtà che li circonda. Probabilmente è questa complessità che li “frena”. D’altronde è la loro “comfort zone”, e come loro anche noi operatori a loro sostegno siamo molte volte frenati. Forse questo è il momento buono per aprire i nostri confini e cominciare a collaborare, dopotutto i pionieri dobbiamo essere noi e tutti coloro che vedono nella collaborazione l’unica possibilità di crescita.