- La prima è che da soli non è possibile riuscire fare al meglio tutto;
- La seconda (che è anche provocatoria): sicuro che quello che offri è un prodotto turistico completo e collocabile nel mercato turistico?
Da queste considerazioni possiamo partire per analizzare i 5 motivi (che secondo me) devono far propendere per la scelta strategica di affidare la costruzione o la promozione del prodotto turistico ad un professionista qual è il Destination Manager.
1 – Conosce poco (e male) il territorio su cui andrà ad operare
La frase può sembrare controproducente, in realtà questo è forse il punto di forza maggiore. Il Destination Manager è una persona completamente esterna al territorio e può scoprire (o riscoprire) alcune eccellenze che non sono state considerate nel momento in cui è stata pianificata la “strategia” di promozione in quanto magari considerate “scontate”. Insomma ha un occhio critico verso il territorio che sta analizzando.
2 – Sa leggere i dati
La fase di analisi del territorio e dei dati che lo riguardano è la base del lavoro di destination management. Molte volte non c’è alcuna lettura dei dati (chiamati anche “big data”) da parte di chi ipotizza che il proprio territorio sia un territorio turistico. Ecco che assieme all’occhio critico vi è pure una base analitica.
3 – Conosce il mercato
Un buon Destination Manager conosce il mercato, capisce quali sono le tendenze del mercato in quel periodo e ne può anticipare (nel breve termine) le evoluzioni. Quindi sa esattamente dove poter collocare il prodotto turistico che si è appena creato.
4 – Sicuri che questo è un prodotto turistico?
Altra capacità del Destination Manager è quella, sicuramente, di riconoscere qual è il prodotto turistico e di sapere esattamente riconoscere ciò che lo è da quello che non lo è. Il saper (a mente completamente libera e non condizionata) distinguere un buon prodotto turistico da un prodotto turistico qualsiasi è di vitale importanza oggi. Provare per credere!
5 – Non ha condizionamenti
Purtroppo, male atavico dell’Italia a quanto pare, ogni territorio ha le proprie “simpatie” e “antipatie” tra i vari attori. Questo, per un piano efficace di destinazione, è un grande male. Per essere un territorio che attira bisogna saper offrire un prodotto efficace, ma questo prodotto efficace può essere costruito solo quando vi è, da parte di tutti, concordia e condivisione dell’obiettivo principale: attirare il turista. Il non essere condizionato da fattori interni al territorio (come detto anche al primo punto) è un vantaggio enorme. La sua missione è riuscire a far condividere tra tutti l’obiettivo, mediando e organizzando un prodotto vincente.
Forse (e sicuramente) vi sono ulteriori motivazioni, ma queste secondo il mio pensiero sono le principali. La scelta di affidare ad un Destination Manager la costruzione dell’offerta turistica è sinonimo di coraggio e di visione aperta e i risultati, sono sicuro, non tarderanno a mancare.
In teoria non sposterei una virgola al post appena letto. In pratica la “piccola” poltica aggiunge invece virgola, punto e virgola, due punti e il punto. Insomma spesso il buon turismo di un DM finisce quando comincia la politica ignorante di assessori al Turismo spesso trombati su poltrone più nobili. Quando invece un DM che spesso si trova a confronto fra pubblico e privato trova dei politici capaci e illuminati è un vantaggio per il territorio.
Purtroppo hai ragione, un buon DM si ritrova limitato dove la politica, o meglio il politico, non aiuta e non supporta. Dove invece trova persone lungimiranti, aperte e disponibili il suo lavoro è facilitato e porta a vantaggi per il territorio in cui opera.
Poi c’è anche da dire che il politico è sempre espressione del territorio che rappresenta, e dove il territorio è refrattario a innovazione o stimoli, anche il politico lo è…